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07/05/2011 - 00:12

Cos’è il pigmento?

Il pigmento è una sostanza in grado di conferire un particolare colore ad un veicolo in cui viene utilizzato. La sua caratteristica dipende dalla capacità di assorbire radiazioni a determinate lunghezze d’onda nello spettro del visibile e di rifletterne altre.

 

 

 

 

 

 

Ad esempio nel caso di un pigmento bianco tutte le lunghezze d’onda vengono riflesse, mentre nel caso di un pigmento nero quasi tutte le radiazioni vengono assorbite

 

 

 

 

 

 

 

Temperatura in funzione del colore
Una superficie scura colorata con un pigmento tradizionale assorbe molta luce e molte radiazioni solari (compresi i raggi infrarossi in grado di riscaldare per irraggiamento).
Questo fenomeno produce un surriscaldamento che nel caso specifico delle facciate di costruzioni edi

li causano effetti negativi quali un aumento dei costi di condizionamento dei locali, un aumento del fabbisogno elettrico (e quindi un aumento dell’inquinamento atmosferico dovuto alle centrali elettriche) e un prematuro deterior

amento della matrice polimerica del rivestimento della facciata.
Nelle giornate di sole le facciate tinteggiate con colori scuri (che quindi assorbono gran parte delle radiazioni UV) possono raggiungere anche gli 80°C mentre quelle tinteggiate con colori pastello o bianche (che quindi riflettono gran parte dei raggi UV) superano di poco i 40°C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pigmenti Riflettenti
Grazie alla natura chimica dei pigmenti IR RIFLETTENTI, i raggi infrarossi vengono in gran parte riflessi, riuscendo comunque ad ottenere tinte scure ma evitando così parte dei problemi descritti in precedenza.
I pigmenti IR RIFLETTENTI sono solitamente miscele di ossidi di metalli, i quali conferiscono alle superfici colorate con essi caratteristiche di elevata resistenza agli agenti atmosferici, alle alte temperature e alla luce solare.


Cosa è la TSR
Caratteristica principale che contraddistingue i pigmenti IR RIFLETTENTI dai tradizionali pigmenti scuri è l’alta percentuale di TSR (Total Solar Reflectance).
Questa non è altro che la media della quantità di energia riflessa da una superficie a 50 diverse lunghezze d’onda comprese nello spettro che va dai raggi UV ai raggi IR (compreso lo spettro del visibile).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Possiamo quindi affermare che tanto più sarà alta la TSR di un pigmento, tanto più questo pigmento sarà IR RIFLETTENTE. Considerando che un normale biossido di titanio ha una TSR di circa 80% possiamo vedere qui sotto riportati alcuni esempi di differenze di TSR tra pigmenti tradizionali e pigmenti IR RIFLETTENTI.

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27/04/2011 - 16:42

La migliore risposta per isolare termicamente, rispettare le normative vigenti e garantire confort abitativo.

Sono molti i motivi per i quali conviene dotare un edificio di un isolamento termico ottimale ed in particolare gli edifici residenziali.
L’energia più pulita è l’energia che non viene consumata e pertanto l’isolamento termico rappresenta una delle fonti di energia più importanti in assoluto, in quanto consente di
ridurre il consumo di energia per il riscaldamento degli edifici e quindi di risparmiare combustibile ed evitare l’emissione di gas serra dannosi per l’ambiente.
È interessante rilevare che circa metà del fabbisogno complessivo di energia è assorbito dal settore residenziale e che oltre il 60% di questo fabbisogno è destinato al riscaldamento degli edifici.
Negli edifici di nuova costruzione il fabbisogno di energia per il riscaldamento degli ambienti può essere ridotto fino a un decimo di quello degli edifici già esistenti ed è possibile ridurre drasticamente anche il fabbisogno di energia degli edifici esistenti intervenendo opportunamente con lavori di riqualificazione adeguati in particolare sull’isolamento termico.
Il Dlgs 311del 29 Dicembre 2006 ”Disposizioni correttive ed integrative al Dlgs 192 recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia” ed il successivo DPR 59 del 2 Aprile 2009 hanno lo scopo di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni in atmosfera stabilito dal protocollo di Kyoto.
Il decreto 311 ha introdotto la certificazione energetica degli edifici che attesta le prestazioni energetiche dell’edificio e il rispetto di specifici parametri prestazionali.
Per la classificazione energetica dell’edificio si utilizza quale criterio fondamentale il fabbisogno energetico annuale per metro quadrato di superficie utile. Tale valore viene determinato tramite un bilancio energetico tra le dispersioni termiche per trasmissione e aerazione e i guadagni termici ottenuti dall’irraggiamento solare e dalle fonti termiche interne.
Gli edifici vengono classificati in diversi standard costruttivi in base al valore di questo indice energetico.
A livello internazionale si definiscono come edifici a basso consumo di energia quegli edifici che hanno un fabbisogno annuale di energia per riscaldamento inferiore ai 70 kWh/m²a e come case passive quelli con un fabbisogno inferiore ai 15 kWh/m²a.
I sistemi a cappotto Waler rappresentano oggi la soluzione più efficace non solo per ottemperare ai parametri imposti dalle normative vigenti ma per sfruttare al meglio tutti i vantaggi tecnici, economici e ambientali che un idoneo isolamento termico delle superfici verticali opache consente di ottenere.
I vantaggi di un sistema di isolamento ETICS (External Thermal Insulation Composite System), trattati nello specifico dalla guida Waler “Sistemi di isolamento a cappotto”, possono essere riassunti in brevi punti:


• Eliminazione dei ponti termici
• Massimo sfruttamento del volano termico delle pareti
• Quiete termica e protezione delle facciate
• Risparmio energetico
• Recupero spazio abitativo e incremento del valore dell’immobile
• Economicità del recupero
• Clima interno ideale
• Isolamento estivo
• Benessere in ambiente sano

acustica, ecologia, isolamento, nuove tecnologie
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23/04/2011 - 09:17

Sono molte le guide dedicate alla corretta realizzazione dei sistemi d’isolamento a cappotto, a partire dalla guida realizzata dal Consorzio Cortexa dei produttori del cappotto di qualità per arrivare ai manuali redatti dai singoli produttori dei sistemi.
La guida “Sistemi d’isolamento a cappotto” realizzata da Waler è, in questo campo, un esempio completo ed in costante aggiornamento.
Nonostante l’abbondanza di guide che specificano come realizzare un sistema d’isolamento dall’esterno di qualità, non mancano i cantieri in cui è possibile notare marchiani errori che possono compromettere l’aspetto estetico e talvolta la tenuta del sistema.
Lo scopo di questo articolo è presentare alcuni esempi estremi di realizzazioni visibilmente compromesse portando alla luce i difetti realizzativi alla base.

 

Malta collante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 1                    Figura 2

 

 

 

Il collante per cappotto ha un duplice scopo: sorreggere il sistema e limitare le dilatazioni igrotermiche.
Benchè quantità ridotte di collante possano essere sufficienti per sorreggere il sistema in tempi brevi, le continue sollecitazioni igrotermiche a cui è sottoposto possono pregiudicare la tenuta nel tempo.
Un regolare incollaggio secondo il metodo a “cordolo e punti” vincola correttamente il pannello bloccando i movimenti dei bordi (tipici della stagione fredda) e della parte centrale (stagione calda).
Una corretta quantità di malta collante, circa 4 kg/m2, darà la sicurezza di non trovarsi in situazioni come quella della figura 1.

 

 

 

    Figura 3

 

 

Tassellatura

Assorbimenti disuniformi in facciata possono pregiudicare l’aspetto estetico finale.
Situazioni come in figura 5 sono, ovviamente, casi estremi, ma
una corretta gestione della fase realizzativa può scongiurare questi e altri problemi similari.

                                                  Figura 4  

 

La scorretta posa dei tasselli può essere causa di assorbimenti disuniformi: se il tassello, durante la percussione, viene spinto eccessivamente in profondità creando degli avvallamenti nel pannello isolante, allora l’unica soluzione per ottenere una superficie finale planare sarà quella di stuccare gli avvallamenti prima dell’esecuzione dello strato rasante; tanto maggiore sarà la profondità dell’avvallamento, tanto maggiore sarà la differenza di assorbimento: rispetto ad uno strato rasante spesso pochi millimetri, avrò delle zone in cui la malta potrebbe arrivare fino ad un centimetro e, dunque, in cui l’assorbimento capillare sarà molto maggiore; i cicli secco-umido (e dunque asciugatura-assorbimento) che si susseguono nell’ambiente circostante potrebbero dunque portare, col tempo, ad una differenza cromatica in facciata. Lo stesso problema potrebbe verificarsi qualora i pannelli isolanti non fossero ben accostati e la fuga fosse riempita con la malta rasante.

 

                                                      Figura 5  

 

 

Una corretta gestione della posa prevede che i tasselli siano posti a filo del pannello isolante: nell’uso di tasselli a percussione, questo si traduce nella necessità di dosare la forza impiegata per la battitura del chiodo; una soluzione più semplice consiste, in alternativa, nell’uso di tasselli ad avvitamento che permettono di regolare alla perfezione la profondità di posa.
Questo tipo di tasselli (vedi ad es. Waler STR) permette inoltre, grazie ad uno specifico accessorio per avvitatori, di inserire il tassello ad affondamento con la chiusura del foro tramite tappi in materiale isolante (fig.6). Questo tipo di soluzione, inoltre, elimina completamente il ponte termico puntuale costituito dal tassello.
Nel caso della fuga eccessivamente ampia, invece, sarà sufficiente prestare maggiore attenzione durante l’accostamento dei pannelli o inserire una piccola striscia di materiale isolante qualora la fuga superi i 2 mm

 

 

 

 

 

 

    Figura 6

 

 

E’ importante ricordare anche in questa sede che la tassellatura del sistema isolante, benchè non obbligatoria, è sempre consigliata poiché le forze di trazione del vento, soprattutto negli edifici alti, può essere devastante e non sempre la colla può resistere alle raffiche maggiori (figura 7)

   Figura 7

 

 

 

 

 

 

 

Rasatura Armata
Lo strato di rasatura, composto da malta rasante e rete d’armatura, ha lo scopo di proteggere il sistema dalle sollecitazioni meccaniche e dalle tensioni igrotermiche: una scorretta posa di questo strato lascia il sistema “indifeso”.
Per una posa corretta, la malta rasante deve essere stesa sul pannello isolante con spatola d’acciaio e su di essa deve essere posata la rete d’armatura, sovrapponendo i teli di rete di almeno 10 cm; ad asciugatura avvenuta può essere effettuata la seconda mano di malta rasante per garantire una corretta copertura della rete.
Quantità ridotte di malta (la quantità consigliata è di 4 kg/m2) o teli di rete appoggiati a secco sui pannelli, non garantiscono la necessaria protezione meccanica al sistema (figura 8)

 

   Figura 8

 

   

 

 

 

 

La mancata sovrapposizione della rete (figura 9, in alto) lascia le zone di accostamento tra i teli soggette alle tensioni termoigrometriche, che possono scaricarsi in facciata causando delle lesioni.
Nella stessa immagine, in corrispondenze dello spigolo del serramento, è possibile vedere un altro tipo di lesione, causata dalle tensioni a 45° tipiche delle aperture di facciata: questo tipo di problemi può essere evitato grazie all’utilizzo di appositi fazzoletti di rete sagomati per proteggere al meglio la facciata e l’imbotte del serramento (Waler AS3D, figura 10)

 

 

   Figura 9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   Figura 10

 

 

 

 

 

 

Finitura

Le condizioni ambientali e le temperature dei materiali e dei supporti sono fondamentali: l’applicazione con temperature e/o valori di umidità non idonei può ripercuotersi sul risultato estetico finale.
La temperatura ambientale, delle superfici e dei materiali deve essere inclusa tra 5 e 35 °C, l’umidità relativa deve essere inferiore all’80%.
Temperature eccessive riducono il tempo di lavorabilità dei materiali, che potrebbe asciugare troppo rapidamente, temperature troppo basse potrebbero far congelare i materiali impedendo la corretta maturazione e di conseguenza la corretta presa degli stessi.
La pioggia battente su una malta rasante o una finitura non ancora mature porta, ovviamente, ad un dilavamento della superficie con la perdita del materiale; particolare attenzione va prestata anche all’umidità relativa ambientale: la presenza di nebbia
impedisce ai materiali di asciugarsi ed in alcuni casi può portare ad un’eccessiva diluizione del prodotto che in tal modo non possiederà più le caratteristiche chimiche necessarie per mantenere la presa sulla malta rasante (fig.11)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   Figura 11

La breve galleria di immagini che è stata presentata mostra i risultati più estremi di una serie di errori che vengono comunemente commessi durante la posa di un sistema d’isolamento a cappotto.
Quello che si è verificato nei cantieri presi in esame non è una conseguenza automatica dei corrispondenti errori applicativi, ma l’unico modo per prevenire la seppur rara possibilità che si verifichino è controllare costantemente che la posa venga effettuata secondo le indicazioni dei produttori: in tal senso si ricordano i già citati “Manuale di Posa” del gruppo Cortexa e “Sistemi d’isolamento a cappotto” di Waler.

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23/04/2011 - 09:24

Normative vigenti in materia di efficienza impongono parametri sempre più restrittivi. Facciamo il punto della situazione.
Il DLgs 311 del 2006 (successivamente modificato ed integrato dal DPR 59 del 2009) si pone lo scopo di ridurre i valori limite di FEP (Fabbisogno di Energia Primaria) per gli edifici nuovi e per le ristrutturazioni.
Tali limiti vengono definiti sulla base delle caratteristiche intrinseche dell’edificio (il rapporto di forma del fabbricato, vale a dire il rapporto tra la superficie disperdente dell’involucro ed il volume racchiuso) e della zona climatica in cui l’edifico è collocato.
Le zone climatiche (da A ad F) sono definite in base al valore di Gradi Giorno della località. Questo valore rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura convenzionale, fissata in Italia a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera.

 

I

 

 

decreti impongono tra l’altro per le pareti verticali opache , per i serramenti e per le coperture valori limite di trasmittanza “U” [W/m2K] estremamente bassi.
Tali valori possono essere ottenuti conoscendo i valori di conducibilità l [W/mK] di ogni strato che compone la parete oggetto di calcolo ed il suo spessore s [m], mediante una semplice formula:

 

 

 

 

dove Rse e Rsi sono le resistenze superficiali esterna ed interna.
Balza subito all’occhio una caratteristica fondamentale di questa formula: per ottenere un valore sufficientemente basso della trasmittanza dell’involucro opaco dovrò rendere sufficientemente grande uno dei valori al denominatore. Per fare ciò dovrò avere uno strato con una conducibilità l molto bassa (definito isolante termico per conducibilità inferiori a 0,05 W/mK) ed uno spessore elevato.

Cappotto, isolamento, malte speciali
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27/02/2011 - 09:18

Il ponte termico è tra i principali responsabili delle perdite di calore in un edificio perché, favorendo gli scambi di calore tra interno ed esterno, può arrivare anche a triplicare la trasmissione di calore in una sezione dell’edificio, pur rappresentando solo una minima parte della superficie stessa.
I ponti termici devono essere assolutamente evitati in quanto comportano non solo un notevole dispendio, sia economico che energetico, ma diminuiscono sensibilmente il comfort e la salubrità degli edifici; quando la temperatura superficiale
interna di una parte di parete è inferiore di qualche grado rispetto alla temperatura dell’ambiente si avverte infatti una sensazione di disagio in prossimità di tale superficie, disagio che si cerca di limitare innalzando i livelli di riscaldamento e provocando in tal modo un’ulteriore perdita di energia.
Un’altra conseguenza molto comune della loro presenza è la condensazione superficiale, che si manifesta quando un maggiore livello dell’umidità relativa degli ambienti interni si combina con una temperatura superficiale delle pareti più bassa del punto di rugiada con conseguente formazione di muffe. Infine, altro importante aspetto da non trascurare, l’utilizzo di materiali aventi dilatazioni termiche differenti, in presenza dei ponti termici (tipico esempio: cemento armato della struttura e laterizio del tamponamento), causa un degrado superficiale delle facciate che, sollecitate ciclicamente dalle variazioni di temperatura, dalle intemperie, dai cicli gelo-disgelo, possono essere soggette alla formazione di crepe, distacchi, infiltrazioni con degrado continuo nel tempo.

  

 

 

 

 

 

 

 

In queste foto alcuni effetti visivi dei ponti termici sia in esterno che all’interno come evidenziato anche dalla termografia

 

Alla base di un ponte termico c’è sempre un difetto progettuale o di realizzazione per cui è indispensabile conoscere le dinamiche che concorrono alla loro formazione.
In generale è possibile distinguere tra ponti termici “geometrici” e ponti termici “costruttivi”. Questi ultimi derivano da disomogeneità termica dei materiali e si manifestano nei punti in cui materiali ad alta conducibilità termica penetrano in un elemento strutturale che presenta una maggiore coibentazione, ad esempio le architravi non coibentate, i pilastri in c.a., i balconi in calcestruzzo che attraversano la muratura perimetrale. I ponti termici geometrici sono invece determinati dalla figura geometrica dell’elemento edilizio in cui ad una piccola superficie interna corrisponde, esternamente, una grande superficie disperdente. La regola principale per evitare i ponti termici è quindi quella di predisporre una coibentazione ottimale dell’edificio, che deve essere progettata nel dettaglio e, soprattutto, eseguita a regola d’arte; l’isolamento deve essere continuo, con particolare attenzione alle parti aggettanti o ai punti di debolezza termica.

 

 Muratura con ponte termico

 

Muratura con correzione del ponte termico ma non sufficiente

 

 

 

 

Muratura con isolamento esterno a cappotto senza ponte termico

 

 

 

L’applicazione infatti di un pannello isolante sulla facciata esterna della trave e pilastri prima della posa dell’intonaco è un metodo non corretto dal momento che attenua il ponte termico in maniera limitata in quanto la “rientranza” della trave può essere minima per motivi strutturali e un sottile strato di isolante non garantisce assolutamente una correzione ottimale, per evitare la formazione di condensa e tensioni sulla muratura.
Il punto di forza del sistema d’isolamento dall’esterno a cappotto è sicuramente il fatto che, a fronte di una estrema semplicità realizzativa, garantisce quella continuità termica indispensabile a evitare i fenomeni di cui abbiamo parlato.
Le caratteristiche tipiche e insostituibili del “cappotto” possono essere così riassunte: isolare senza discontinuità dal freddo e dal caldo, sfruttare il volano termico delle murature, proteggere le facciate dagli agenti atmosferici, fornire interessanti e sensibili risparmi, porre in condizioni stazionarie termo-igrometriche l’involucro e la struttura degli edifici, rendere ottimali, confortevoli e igieniche le condizioni degli spazi abitativi e contribuire sensibilmente alla riduzione delle immissioni inquinanti nell’atmosfera.
Tali vantaggi che, come detto all’inizio, vanno molto al di là del solo risparmio energetico - già di per sé molto importante - rendono l’investimento nell’isolamento a cappotto attraente dal punto di vista economico-finanziario, non solo su edifici nuovi ma ancor più interessante in occasione di un intervento di manutenzione delle facciate degli edificiesistenti (essendo in tal caso da valutare il solo investimento marginale legato all’applicazione del sistema isolante).

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